Cosa vuol dire precisamente Kung Fu?
Letteralmente l’espressione Kung Fu indica il duro lavoro necessario per ottenere un’abilità che in tal modo rifletteva maestria e marzialità. Sono termini che perciò si possono usare anche per pratiche diverse dalle arti guerriere e che le qualificano più che definirle (es: “ Le arti marziali di quel maestro hanno un buon Kung Fu…”).
L’espressione corretta che traduce arti marziali è Wu Shu. Nonostante il significato di queste parole sia ben noto anche in Occidente, per varie ragioni d’uso, si continua ad usare impropriamente Kung Fu, soprattutto quando si debbano indicare le arti marziali tradizionali e ad usare semmai Wushu per la loro versione modernizzata. Bisogna infine ricordare che si tratta di parole dal significato assolutamente generale e che dovremo sempre specificare lo stile di cui stiamo parlando. Difatti all’interno del Wu Shu si contano centinaia di scuole differenti con innumerevoli movimenti tattici che agiscono nel contempo da attacco e da difesa. Ognuna di queste scuole possiede caratteristiche e peculiarità proprie che spesso differiscono da quelle di altre scuole sia nella teoria che nell’applicazione.
Cos’è il Sanda?
E’ la moderna Kick-Boxing cinese: la specialità a contatto che confronta in un contesto agonistico tutti i principali stili di Kung Fu. Letteralmente l’espressione Sanshou (mani libere) indica il combattimento senza regole che rappresenta in qualsiasi sistema marziale un indispensabile banco di prova delle capacità realmente acquisite nel combattere.
Dalla fine degli anni ’70 e successivamente all’avvento della Repubblica Popolare la Cina cercò di dare un indirizzo sportivo alle sanguinose sfide fra i rappresentanti delle varie scuole. Tali incontri di millenaria tradizione si svolgevano su di una pedana rialzata detta Leitai e finivano spesso con la morte di uno dei combattenti. Furono perciò istituite delle commissioni di ricerca che estrapolassero la quintessenza di molti sistemi di Wushu, creando un regolamento per un confronto che, per quanto duro, salvaguardasse l’incolumità degli atleti. Nasce così il moderno Sanda (colpire liberamente) dove è consentito battere l’avversario usando tecniche con calci, pugni e proiezioni non dirette comunque a punti vitali (gola, occhi e genitali) e avvalendosi dei principi strategici dell’enorme tradizione marziale del popolo cinese. Lo scontro si svolge in un contesto a torneo con incontri di due riprese più eventualmente una terza di spareggio; l’equipaggiamento protettivo è completo e comprende paradenti, conchiglia, caschetto aperto, corpetto, guantoni da 10 oz e paratibie. In conformità alla tradizione gli avversari si affrontano su un ring di 8 x 8 metri senza corde, rialzato da terra 50cm. detto Leitai. La vittoria è conseguita ai punti o mediante ko. Dal 1997 è attivo in Cina e parzialmente nel resto del mondo un circuito professionistico dove si combatte senza casco, corpetto e paratibie ed in cui i round sono cinque. La possibilità di colpire è ampliata ai colpi di ginocchio. Anche in tale contesto il Sanda dei moderni guerrieri cinesi si sta distinguendo con vittorie in incontri interstile, sul Karate, sul Full contact e parzialmente sulla Muai Tay.