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Una volta che il bagaglio motorio dell’atleta è “pieno di tecniche”, bisognerà concordare quali di queste vadano abbinate ad un determinato stimolo proveniente dall’avversario. È un lavoro di stimolo-risposta, in cui bisogna tener conto delle caratteristiche psicofisiche dell’atleta in questione (non esiste “la controtecnica perfetta” in termini assoluti) ed ad un livello più avanzato anche  di quelle dell’avversario. In questa fase ad esempio sarà obbligato a rispondere ad un jab sinistro con  a sua volta un “incrocio” di jab sinistro, rinforzando tale processo tramite la ripetizione. È tenendo conto di queste due fasi dell’allenamento che possiamo spiegare come mai a volte un completo principiante risponde in maniera più veloce ed istintiva di un atleta di medio livello. Infatti potremmo dire che gli opposti coincidono, se non c’è coscienza dell’esistenza di tecniche particolari più o meno adatte nel rispondere ad uno stimolo, non si è rallentati in alcun modo nella reazione e questa potrebbe risultare efficace. Al contrario un atleta che abbia mal completato il suo allenamento è cosciente che potrebbe rispondere in mille modi ma è bloccato dalla scelta, vede il colpo arrivare ma rimane paralizzato nell’indecisione, sta pensando a quale e a come fra tutto quel che sa e nel frattempo la tecnica avversaria va a segno.

Arrivati a questo punto si può cominciare a “mischiare le carte”, il mio avversario può effettuare una rosa di tecniche cui devo rispondere con le contromosse adeguate da me precedentemente interiorizzate. Se si accende la luce verde premo un tasto, se quella rossa un altro. L’attenzione dunque si è finalmente spostata su quei processi di riconoscimento e di scelta della citazione iniziale. È solamente adesso che la concentrazione dell’atleta può finalmente focalizzarsi per intero nel compito di riconoscere/decodificare lo stimolo; infatti  se si è ben lavorato ciò che verrà dopo è perfettamente padroneggiato e non necessita più di un intervento cosciente. Non rallenta più.  Inoltre un continuo addestramento alla situazione, consentirà di abbattere in parte la carica di ansia ed incertezza che sempre si accompagna alla prestazione.

Un flash: due pugili saltellano agili sulle punte, guardinghi, l’uno di fronte all’altro. Improvvisamente uno fa partire un velocissimo diretto sinistro alla testa dell’avversario. Apparentemente in contemporanea, il secondo inclina leggermente il busto in avanti, la spalla sinistra spinge il jab in diagonale sotto il colpo dell’avversario. Mentre il pugno del primo pugile colpisce l’aria, l’altro guizza come la lingua di un serpente contro la punta del mento. Il colpo è perfetto: tecnico, veloce, violento.  Il nostro pugile ha “visto” giusto, riconosciuto la situazione ed agito di conseguenza in maniera divenuta per lui ormai inconsapevole. E’ K.O…

 

 

 

Fabio Tarolli

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